Quando si parla di temi delicati come la sanità – la salute dei cittadini quindi – si dovrebbe essere in grado di ragionare con flessibilità. La maggioranza in Consiglio provinciale ha invece respinto la mozione del consigliere e medico Franz Ploner, che chiedeva di riconsiderare la normativa sul bilinguismo dei medici, per disporre appunto di una maggiore flessibilità, necessaria considerata la drammatica carenza di medici. Il documento è stato bocciato con 16 voti contrari, 12 favorevoli e tre astenuti.
Non si trattava assolutamente di abbassare il livello di competenza linguistica per la professione medica, comunque legata al livello di formazione. La proposta prevedeva la certificazione B2, più un esame aggiuntivo di livello C1 specifico per il linguaggio medico, che una commissione composta da professionisti del settore medico dovrebbe certificare. In questo modo si andrebbe a garantire che i medici siano in grado di comunicare senza problemi con i pazienti: dall’anamnesi, alle informazioni su referti, patologie e opzioni terapeutiche, senza perdere continuamente medici che non superano il test di bilinguismo”, afferma Franz Ploner.
Le proposte di Franz Ploner sul tema sono state pienamente approvate dall’assessore alla Salute e collega Hubert Messner. L’assessore ha dichiarato: “La comunicazione e il linguaggio sono la migliore medicina che abbiamo”. Poi, però, ha presentato un elenco di misure che l’Azienda sanitaria ha adottato negli ultimi mesi per l’apprendimento delle lingue, a quanto pare con un grande consenso da parte dei dipendenti: dal tutoraggio tra pari ai soggiorni linguistici all’estero da uno a tre mesi completamente retribuiti, ai corsi di lingua offerti internamente. Tutto ottimo, ma il test di bilinguismo deve essere sostenuto con una commissione esterna non specializzata nella sanità, se un medico vuole ottenere un impiego permanente in Alto Adige. Così, invece di una descrizione della diagnosi ad esempio, i medici potrebbero finire per dover parlare degli affreschi del chiostro del duomo di Bressanone e magari finire per essere bocciati. Per questo proponevo di prevedere una commissione di professionisti medici per l’esame”, spiega Franz Ploner. Che prosegue: “Il grave rischio è sempre lo stesso: ottimi medici che lasciano l’Alto Adige per la mancanza dell’attestato di bilinguismo, come accaduto ad Andriano nel 2022 con un medico di base o come accadrà a breve con un popolarissimo medico di Colle Isarco”.
“L’approccio che proponiamo, un certificato linguistico generale B2 per il personale sanitario e un certificato linguistico C1 per la terminologia specialistica utilizzata in sanità, è essenzialmente lo stesso già praticato con successo nei Paesi di lingua tedesca per i medici stranieri. Perché dovrebbe essere richiesto un certificato di lingua C1? Non è sufficiente parlare un tedesco sufficiente e quindi avere una certificazione B2? O un buon medico deve anche saper citare Goethe?” chiede ironicamente Paul Köllensperger. In realtà, la rigida regolamentazione del certificato C1 viene già aggirata dai contrattisti a tempo determinato e dalla regola dei cinque anni per ottenere l’attestato di bilinguismo. “Se si considerano le interminabili liste d’attesa, preferisco avere un medico che mi parli nella mia lingua a livello B2 piuttosto che nessun medico. E anche i pazienti e molti medici la vedono così. Ma un po’ di Realpolitik ogni tanto? È un peccato che la Svp, e con essa molti degli esponenti italiani in Consiglio provinciale, non riesca a guardare al futuro”, conclude Paul Köllensperger.