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Rifugio Passo Santner: la Corte dei Conti archivia, ma il nostro disegno di legge approvato impedirà nuove svendite di montagne

Il procedimento è stato archiviato, ma l’obiettivo più importante è stato raggiunto: il nostro Disegno di legge che in futuro impedirà nuove svendite delle nostre montagne è stato approvato, grazie anche ai 56.000 cittadini che hanno firmato la nostra petizione. Il Mega Resort al Passo Santner resterà dov’è, ma è l’ultima volta, che un progetto del genere, con privatizzazione di un bene comune di inestimabile valore, poteva essere approvato dalla giunta provinciale lontano dai riflettori.
La recente archiviazione del procedimento sulla vendita del terreno demaniale al Passo Santner non chiude le questioni di merito. “Per noi la cosa più importante è essere riusciti a mettere dei paletti sulla vendita a privati di fondamentali pezzi di patrimonio collettivo quali sono le nostre montagne. Leggere nelle motivazioni alla vendita che la conca del Catinaccio ‘non ha funzione istituzionale’ è una cosa che non si può sentire e grazie al Team K non la sentiremo più. Ricordiamo però che noi avevamo rivolto l’esposto contro la decisione politica della Giunta provinciale, e non contro dei funzionari. Restano le perplessità sulla valutazione, che ha stimato il valore di 900 mq sotto il Catinaccio la miseria di 27.450 euro, applicando un parametro standard di 30 €/mq. Una cifra che non tiene conto né dello straordinario contesto paesaggistico, né dell’investimento previsto dal privato per trarre profitto di quel contesto privilegiato”, sostiene il capogruppo del Team K Paul Köllensperger.
I fatti – che restano fatti – sono questi. Era un tesserato Svp l’acquirente del rifugio, era a guida Svp il Comune in cui sorge e che ha dato l’ok all’ampliamento, era a guida Svp la Giunta provinciale che ha dato l’ok al progetto, era Svp perfino l’avvocato dell’acquirente. Il vecchio rifugio (privato) in legno di 75 mq (319 mc), su un sedime di 200 mq, era stato acquistato dagli attuali proprietari a 460.000 euro. Un dato che da solo dimostra l’eccezionalità del luogo e il valore reale del terreno, cok credermi aggiornarmi privato che ha fissato il valore della cubatura nel sito a 1.500 euro/mc.
La stessa società acquirente, nel febbraio 2019, ha chiesto ulteriori 900 mq di terreno, dichiarando esplicitamente che la superficie iniziale non era sufficiente per l’ampliamento. L’Ufficio, a quel punto, non poteva ignorare la finalità dell’investimento. La tesi secondo cui la stima serviva solo a una regolarizzazione catastale è fuorviante. Si trattava di una vera e propria domanda di acquisto e lo stimatore pubblico aveva il dovere di valutare il contesto, il valore reale e le finalità speculative. Chi acquista un rudere in quel luogo, a quella cifra, lo fa perché ritiene congruo il prezzo, prezzo che si forma, a parità di domanda, da una scarsa offerta di analoghe tipologie edilizie e nell’ottica di costruire e gestire un rifugio-albergo in alta quota. L’intervento edilizio era infatti possibile e noto. Il vecchio rifugio è stato dunque demolito e ricostruito – anche grazie alla bellezza di 1,2 milioni di euro di contributi pubblici a fondo perduto! – raggiungendo oltre 2.700 mc, oltre otto volte la cubatura originaria.
La Corte dei Conti ha accettato una relazione che ammette di aver usato “buon senso” anziché criteri tecnici estimativi. Certamente capiamo bene anche noi, che nessuno voleva rovinare l’esistenza a dei funzionari pubblici ed ancora meno a dei dipendenti degli uffici. Ma le stime pubbliche non possono ridursi ad un utilizzo di valori contenuti in tabelle magari prodotte da criteri soggettivi. Il terreno venduto è parte di un UNESCO World Heritage Site e scrivere che “non incide sul patrimonio provinciale” è inaccettabile e potenzialmente potrebbe giustificare la vendita di ulteriori porzioni di Dolomiti o dei parchi naturali.
Se una particella di 200 mq con dentro un rifugio di 75 mq e una teleferica da demolire completamente valgono 460.000 euro, 900 mq aggiuntivi a questa, seguendo le indicazioni del DPR 138/98 nell’applicazione di una valutazione cautelativa, valgono certamente molto di più di 27.000 euro, che è una cifra irrisoria. E la stessa Corte ha parlato chiaro: la valutazione del terreno è “dannosa” e “da attualizzare”.
A nostro parere il danno più ancora che nel prezzo, è nella vendita stessa. Si noti bene che riteniamo che beni comuni di così alto valore paesaggistico, naturale, simbolico e sì, anche economico, non dovrebbero mai – e sottolineiamo mai – essere venduti a privati: esiste lo strumento della concessione. E tutta questa battaglia, se non altro, ha avuto il merito di essere arrivata a un risultato concreto, di cui siamo orgogliosi: l’approvazione all’unanimità in Consiglio provinciale del nostro disegno di legge che impedisce nuove svendite di pezzi delle nostre montagne a privati. E l’”onda lunga” di questa nuova sensibilità, nata da battaglie come questa – che, lo ricordiamo, è stata sostenuta da una petizione sottoscritta da oltre 56mila cittadini – è arrivata anche dalla recente decisione della Giunta provinciale, annunciata dall’assessore Walcher, di non finanziare più con denaro pubblico l’ampliamento di rifugi privati. Finalmente si sta facendo strada la consapevolezza che il patrimonio naturale non è una merce, ma un bene comune da tutelare.