L’emergenza Coronavirus ci costringe a un cambiamento di mentalità. È proprio alla luce di queste circostanze che appare opportuno riconsiderare la risistemazione del Giardino vescovile secondo il progetto di André Heller. Sotto la minaccia di una grave crisi economica, il progetto Giardino vescovile, che dovrebbe costare più di 10 milioni di euro, va completamente rivalutato.
L’emergenza Coronavirus ha profondamente cambiato gli obiettivi e i compiti della politica e dell’economia in tutto il mondo, e così anche nella nostra provincia e nei nostri comuni. Oltre alla pandemia di COVID e alle sue tragiche conseguenze, ci troviamo ora a dover affrontare una crisi economica di proporzioni difficilmente immaginabili fino a poco tempo fa, con l’impatto psicosociale che ne deriva. Molti cittadini e cittadine sono duramente colpiti dalla disoccupazione, dalla perdita di reddito e dalla chiusura delle attività economiche. Anche le artiste e gli artisti locali sono stati duramente colpiti e alcuni di loro sono sull’orlo della rovina finanziaria. In un contesto di grave recessione che probabilmente si protrarrà per anni, progetti come quello finalizzato all’allestimento del Giardino vescovile di Bressanone dovrebbero essere rivalutati nella sostanza. I responsabili politici della Provincia e del Comune di Bressanone, ma anche gran parte della popolazione, devono chiedersi se il progetto Heller per il Giardino vescovile, stimato in 10 milioni di euro, sia ancora in tutta coscienza giustificabile nel nuovo contesto di questa difficile situazione economica.
Sono tre i motivi principali che ci invitano a un riesame e a un ripensamento:
- gli ingenti fondi stanziati per la progettazione dei giardini sulla base della proposta di Heller devono essere utilizzati in gran parte per contrastare la crisi e le sue conseguenze; la realizzazione di questo show garden passa in secondo piano in questo momento, in cui sono in gioco i guadagni e il sostentamento di molti cittadini e cittadine che meritano prima di tutto un sostegno finanziario;
- i futuri compiti del Comune dovrebbero consistere innanzitutto nell’attenuare l’impatto sociale della pandemia di COVID, nello sviluppare i progetti urgenti e nello stabilizzare il bilancio comunale indebolito;
- per brissinesi e turisti la priorità deve essere quella di ritrovare una qualità di vita adeguata piuttosto che di creare una nuova attrazione turistica. A seguito della pandemia di COVID, il turismo si sta riorientando verso una maggiore gestibilità ed ecocompatibilità, anziché puntare a grandi volumi di pernottamenti.
Per questo motivo occorre riconsiderare il progetto Heller, eccessivamente costoso e non rispondente alle esigenze della popolazione.
Nell’anno 2008, il Giardino vescovile di Bressanone era stato concesso in locazione al Comune di Bressanone dall’amministrazione diocesana per fini di pubblica utilità. A seguito di un processo partecipativo con il coinvolgimento della popolazione, nel marzo 2015 la Giunta comunale aveva approvato un progetto ridotto per il Giardino vescovile per una spesa di 2,5 milioni di euro, elaborato nell’ambito di un concorso europeo da parte di esperti architetti paesaggisti (Freilich Landschaftsarchitektur – Höller&Klotzer). Il progetto, il cui costo iniziale era stato stimato in circa 4,5 milioni di euro, è stato concepito in modo rispettoso delle caratteristiche del giardino e del paesaggio. Dopo le elezioni comunali del 2015 tale progetto non ha più incontrato l’approvazione della neoeletta amministrazione comunale. Nel dicembre 2017 l’artista multimediale André Heller è stato incaricato di elaborare un progetto per un “giardino delle meraviglie”. Il progetto vincitore degli architetti paesaggisti Freilich&Klotzer è stato accantonato e per questo ai progettisti è stato corrisposto un risarcimento finanziario.
Il progetto di André Heller, redatto soltanto in forma di bozza, a detta di molti rinomati architetti, urbanisti, paesaggisti ed esperti nel campo della tutela del patrimonio storico-architettonico, va in una direzione completamente sbagliata: non viene creato un giardino a misura di cittadino e liberamente accessibile, ma piuttosto un giardino incentrato sul culto della persona, che contrasta con il suo carattere di insieme culturale e storico d’importanza centrale per la città di Bressanone e per tutta la provincia.
Dal 2008 a oggi, per la pianificazione, i costi di progetto e l’affitto sono stati spesi oltre 850.000 euro. I costi di bonifica del terreno contaminato si calcolano intorno ai 500.000 euro per le operazioni di scavo ed asporto. Tali costi sono a carico esclusivo dell’ente pubblico e non di chi ha causato l’inquinamento.
Dobbiamo chiederci se un progetto da 10 milioni di euro più 1,3 milioni di euro di usufrutto trentennale per l’amministrazione diocesana sia ancora giustificabile in tempi di crisi economica e sociale. Proprio ora, in un momento in cui decine di migliaia di disoccupati in provincia di Bolzano sono in attesa di ricevere il pagamento della cassa integrazione salariale. È giustificabile che un artista multimediale come Heller e il suo studio finiscano per incassare 1,4 milioni di euro mentre nella nostra provincia decine di personalità della cultura lottano per la sopravvivenza? Il precedente progetto vincitore Freilich-Klotzner costerebbe la metà e a quest’ora potrebbe già essere realizzato.
Sotto questi aspetti, la Giunta provinciale e l’amministrazione comunale devono chiedersi se il costosissimo progetto Heller per il Giardino vescovile sia ancora giustificabile a cuor sereno vista l’attuale situazione economica o se non si debbano attuare soluzioni più semplici, più orientate al cittadino e più convenienti, da realizzare più rapidamente e da rendere liberamente accessibili al pubblico.
Il parere positivo rilasciato dalla consulta museale riguarda solo il primo lotto del progetto per il museo, mentre il secondo lotto sarà valutato successivamente. La ripartizione beni culturali non ha rilasciato alcuna autorizzazione per il progetto Heller, ma solo un parere preliminare risalente a marzo 2019. Questa ripartizione intende esprimere il proprio parere solo dopo la presentazione di un progetto definitivo. Tuttavia, la ripartizione beni culturali non può in nessun caso revocare il vincolo di tutela dei beni culturali a cui è sottoposto il Giardino vescovile per consentire la realizzazione di una sorta di “Wunderkammer artisticomultimediale”. Il comitato di esperti provinciale per la tutela degli insiemi ha già rilasciato parere negativo in data 12 giugno 2020.
Ciò premesso, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale
- ad approvare un ulteriore finanziamento del progetto di risistemazione del Giardino vescovile a carico del bilancio provinciale, a fronte della nuova situazione di incombente crisi economica, soltanto a condizione che Comune e progettista presentino un progetto complessivo che includa un piano gestionale, un business plan realistico e un calcolo dei costi di gestione, e che tale progetto riceva il parere positivo della consulta museale e della ripartizione beni culturali;
- a non revocare il vincolo di tutela dei beni culturali a cui è sottoposto il Giardino vescovile;
- a concedere un ulteriore finanziamento solo dopo che il progetto sia stato presentato alla popolazione dalla Provincia, dal Comune e dal progettista;
- a concedere un ulteriore finanziamento da parte della Giunta provinciale solo a condizione che il giardino sia accessibile e percorribile gratuitamente tutto l’anno dalle cittadine e dai cittadini di Bressanone;
- ad approvare un ulteriore finanziamento solo dopo la presentazione di un piano per il traffico e i parcheggi per i mezzi di trasporto pubblici e privati;
- a obbligare la proprietà a partecipare alla bonifica del terreno del Giardino vescovile secondo il principio “chi inquina paga”;
- a concedere il contributo finanziario della Provincia dell’80% solo a condizione che il business plan e l’accordo tra la Provincia e il Comune assicurino che il Comune garantirà contrattualmente il finanziamento della gestione del giardino facendosi altresì carico dei costi correlati.